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DAI ROMANZI ALLE SERIE TELEVISIVE: I DESTINI INCROCIATI DI ELENA FERRANTE E SALLY ROONEY
Avv. Beatrice Marone
A partire dal 1996, il 21 novembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Televisione. Si tratta di una ricorrenza istituita nientemeno che dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite per commemorare la data in cui, quarant’anni prima, si era tenuta la prima Assemblea generale dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT). Sono trascorsi ormai decenni dal 1926, data di realizzazione del primo sistema televisivo meccanico da parte dello scozzese John Logie Baird, seguito dal primo sistema televisivo completamente elettronico completato nel 1934 sulla base delle invenzioni brevettate dell’ungherese Kalman Tihanyi. Negli stessi anni, in Italia l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR) realizzava le prime trasmissioni, a titolo sperimentale, dai propri studi di Roma, Milano e Torino. Tuttavia, soltanto alle ore 11 del 3 gennaio 1954 veniva inaugurato il primo palinsesto di trasmissioni televisive regolari sul canale antesignano dell’attuale Rai1.
 
Le modalità di fruizione dello strumento televisivo si sono modificate in parallelo con la storia e la cultura di ciascun Paese. In tempi più recenti, le abitudini del pubblico hanno subito il notevole impatto dei servizi di streaming. In tal senso, i mesi di giugno e luglio 2024 hanno rilevato, a livello globale, la più alta percentuale di impatto dello streaming sulla totalità della fruizione televisiva. Secondo il rapporto The Gauge di Nielsen, il record si è attestato al 41,4%, mentre la percentuale di fruizione della tv via cavo è stata di circa il 26,7% e i contenuti radiotelevisivi hanno, invece, raggiunto il 20,3% delle preferenze di telespettatori e radioascoltatori.
 
Tuttavia, non è soltanto il favore del pubblico a cambiare, ma anche i contenuti verso cui lo stesso si indirizza. Sarebbe impossibile negare che gran parte del successo dello streaming sia dovuta alla larghissima produzione di serie, che sono, ormai, diventate veri e propri fenomeni culturali. Fra di essi, è utile ricordare il grande successo, in tempi recentissimi, di contenuti derivanti da successi letterari.
 
Proprio in questi giorni Rai1 sta trasmettendo la quarta ed ultima stagione di “L’Amica Geniale” o, nella versione inglese appena conclusasi su HBO, “My Brilliant Friend”. Essa costituisce la trasposizione televisiva della quadrilogia scritta dalla misteriosa autrice Elena Ferrante. L’omonimo libro, pubblicato nel 2011 e tradotto da Ann Goldstein nel 2012, è stato recentemente inserito al primo posto nella classifica del New York Times dei cento migliori libri del XXI secolo. Ad esso sono seguiti “Storia del nuovo cognome” nel 2012, “Storia di chi fugge e di chi resta” nel 2013 e “Storia della bambina perduta” nel 2016. A ciascuno di essi corrisponde una stagione della relativa serie tv.
 
La trasposizione di un’opera letteraria in un contenuto audiovisivo risulta ricompresa a pieno titolo nella definizione di opera derivata. Infatti, nella tutela prevista dall’articolo 4 della legge n. 633 del 1941 (c.d. Legge sul diritto d’autore), risultano protette, senza alcun pregiudizio dei diritti esistenti sull’opera originaria, le elaborazioni della medesima opera che presentino un carattere creativo. Nell’elenco esemplificativo fornito dalla norma rientrano proprio gli adattamenti. In aggiunta a ciò, l’articolo 18 della medesima legge – incluso nella sezione dedicata ai diritti di utilizzazione economica dell’opera dell’ingegno – stabilisce il diritto esclusivo di elaborazione. Infatti, il legislatore afferma a chiare lettere che il diritto esclusivo di elaborare l’opera, attribuito all’autore, comprende tutte le forme di modificazione, di elaborazione e di trasformazione dell’opera stessa previste nell’articolo 4. Di conseguenza, nel caso le attività appena citate siano poste in essere da un soggetto diverso dall’autore, tale soggetto dovrà richiedere all’autore il previo consenso.
 
L’articolo 20 prevede, inoltre, che l’autore, indipendentemente dai diritti esclusivi di utilizzazione economica dell’opera, ed anche successivamente alla cessione degli stessi, conserva il diritto di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione o modifica all’opera di altra natura che possano pregiudicare il proprio onore e la propria reputazione. Il pregiudizio all’onore e alla reputazione dovrà, ovviamente, essere accertato dalla competente autorità giudiziaria. L’articolo 20 rientra, in particolare, nella sezione della suddetta Legge dedicata ai diritti morali dell’autore, un insieme di diritti che, nella prospettiva italiana e continentale, risultano incedibili.
 
La visuale affascinante è che, nonostante l’autore mantenga – in sostanza – il controllo sulle caratteristiche che formano l’opera derivata, tale opera, nel momento in cui si presenti essa stessa come “creativa”, è tutelata secondo le medesime modalità di tutela dell’opera originale. È stata la Convenzione di Berna per la protezione delle opere letterarie e artistiche, nel lontano 1886, a stabilire, all’articolo 2, paragrafo 3, il principio secondo cui, senza pregiudizio dei diritti dell’autore dell’opera originale, gli adattamenti, insieme a traduzioni, riduzioni musicali ed altre trasformazioni di un’opera letteraria o artistica, si proteggono come opere originali. Il fulcro dell’attività pratica è incentrato proprio sul riconoscimento – o meno – del requisito di creatività nell’opera derivata e, dunque, sul conseguente accesso alla o diniego della tutela.
 
In tale dimensione, risulta peculiare e interessante, nell’ottica dello sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale, la scelta dell’autrice irlandese Sally Rooney. Il fenomeno editoriale, che ha assunto dimensioni globali (ormai non trascurabili anche dai non addetti ai lavori) è strettamente connesso all’adattamento per il piccolo schermo. Dopo aver vinto premi letterari di settore, la fama della scrittrice è esplosa nella primavera del 2020, quando la BBC nel Regno Unito e HULU negli Stati Uniti hanno trasmesso “Normal People”, la serie in dodici episodi tratta dall’omonimo romanzo pubblicato nel 2018. A interpretare Connell e Marianne, i protagonisti della vicenda, erano due attori esordienti, l’inglese Daisy Edgar-Jones e l’irlandese Paul Mescal, divenuti, oggi, volti molto noti nel panorama hollywoodiano. Rooney ha collaborato alla stesura della sceneggiatura insieme ad Alice Birch e risulta fra i produttori della serie. Nello stesso periodo della messa in onda di “Normal People”, la società che ne aveva curato la produzione, Element Pictures, ha dimostrato interesse all’adattamento del romanzo di esordio datato 2017, “Conversations with friends”. Tuttavia, Rooney era impegnata con la stesura del proprio terzo romanzo e, di conseguenza, ha accettato il coinvolgimento soltanto in qualità di produttrice, con particolare attenzione alla fase di casting. L’adattamento della sceneggiatura è, dunque, opera di Lenny Abrahamson, regista e produttore esecutivo anche di “Normal People”. Rooney ha recentemente dichiarato al New York Times di aver deciso di non accettare alcuna offerta per opzionare i diritti di adattamento audiovisivo sia con riferimento a “Beautiful World, Where Are You?”, pubblicato nel 2022, sia in relazione ad “Intermezzo”, disponibile dal settembre 2024. La ragione dietro tale scelta è il desiderio che, almeno per il momento, il libro resti l’unico mezzo tramite cui le storie citate siano raccontate.
 
In una nota a margine, è interessante notare come Rooney continui a pubblicare i propri testi con l’editore degli esordi, ossia Faber & Faber, casa editrice indipendente londinese fondata nel 1929. La casa editrice ha compreso il potenziale della scrittrice e le implicazioni, anche economiche, derivanti da un sempre maggiore coinvolgimento del pubblico nel mondo letterario. In occasione della pubblicazione di “Intermezzo”, infatti, ha creato eventi customizzati fra cui gruppi di lettura, streaming parties, installazione artistiche. In tal senso, ha coinvolto cinque artisti britannici per la reinterpretazione della copertina, firmata da Kishan Rajani, senior designer della stessa casa editrice. Riemerge, anche in questo frangente, il concetto di opera derivata, sebbene, nel caso di specie, nel settore delle arti figurative. Ciascuna delle rielaborazioni, secondo lo stile proprio di ciascun artista, costituisce opera derivata dall’opera di Rajani. Invece, il solo utilizzo di un blu più scuro anziché il blu acceso che caratterizza la copertina del libro non pare rendere opera derivata, a titolo di esempio, la copertina dell’edizione italiana del libro, disponibile per Einaudi dallo scorso 12 novembre.
 
Mentre Rooney, dunque, diversifica le fonti dei propri corrispettivi derivanti dallo sfruttamento dei diritti di utilizzazione economica delle proprie opere, rinunciando, per il momento, a parte di essi, Ferrante rimane nell’ombra (nessuno conosce, infatti, la sua vera identità), ma continua ad esercitare i diritti di adattamento. Anche l’autrice italiana, tuttavia, ha espresso rimostranze al momento della decisione sulla possibilità di adattamento della propria saga. Tali dubbi, tuttavia, sono stati superati grazie ad un insieme di circostanze. In primis, il fatto che alla stessa Ferrante sia stato assicurato un ruolo nella cosiddetta “writers’ room” della prima stagione, in qualità di sceneggiatrice e consulente sulla sceneggiatura. Inoltre, il regista della prima stagione, Saverio Costanzo, è stato individuato dalla stessa autrice.
 
Mentre le scelte sulla gestione dei diritti di adattamento sono diverse fra le due autrici, un percorso comune è rappresentato dalle modalità di produzione dei relativi adattamenti. Entrambe, infatti, hanno optato per il modello della co-produzione. Nello specifico, gli enti coinvolti sono un canale nazionale, ossia la Rai per “L’Amica Geniale” e la BBC per “Normal People”, ed un canale destinato ad essere fruito tramite abbonamento, ossia HBO per “L’Amica Geniale” e HULU per “Normal People”. Peraltro, occorre ricordare che, con riferimento a “L’Amica Geniale”, i diritti di adattamento non sono stati ottenuti né dalla Rai né da HBO, ma dalla casa produttrice Fandango, che ha successivamente coinvolto la Rai nello sviluppo del progetto. I crediti della prima stagione della serie, infatti, citano Domenico Procacci per Fandango, Lorenzo Mieli e Mario Gianani per Wildside; entrambi tali società risultano in co-produzione con Umedia; una ulteriore collaborazione è citata con riferimento a Rai Fiction, Timvision e HBO Entertainment.
 
Peraltro, è interessante notare come la fortunata esperienza sia stata successivamente riproposta dalla Rai in una molteplicità di configurazioni, l’ultima delle quali prevede l’adattamento per il piccolo schermo di uno dei romanzi più noti della letteratura, “Il Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas, già oggetto di adattamenti sia per la televisione sia per il cinema. Disponibile su Rai1 dal 2025 e presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma nell’ottobre 2024, la serie risulta essere prodotta dall’italiana Palomar con la francese DEMD Production, in collaborazione con Rai Fiction, France Télévisions e Entourage Ventures. Mediawan risulta quale produttrice e Mediawan Rights come distributrice. La differenza è sostanziale, poiché i diritti spettanti a ciascuno dei due enti hanno caratteristiche differenti. Infatti, secondo l’articolo 45 della Legge sul diritto d’autore, chi ha organizzato la produzione dell’opera cinematografica è titolare dei diritti di utilizzazione economica della stessa. Invece, il distributore agisce sulla base della licenza fornita dal produttore. Di conseguenza, nel caso di specie si realizzeranno una serie di sublicenze atte ad ampliare la distribuzione dell’opera.
 
L’elemento affascinante del panorama audiovisivo attuale, che secondo alcuni deriva dall’assenza di creatività di gran parte dei soggetti coinvolti nello stesso, è il massiccio utilizzo di adattamenti. Nel gergo degli addetti ai lavori, si parla di “Proprietà Intellettuale secondaria” nel momento in cui personaggi o opere dell’ingegno già esistenti sono adattati per il mondo dell’audiovisivo. Di conseguenza, si creano scenari intricati per la corretta individuazione dei titolari dei diritti e per la tutela degli stessi dinanzi alle competenti autorità. Il sistema delle co-produzioni, sempre più diffuso, pone complicazioni non trascurabili, in una prospettiva transnazionale. Sfortunatamente, i rapporti sono largamente ancorati alla disciplina prevista dai contratti, nei quali l’autonomia delle parti si esprime nello scenario costruito dalle legislazioni nazionali. Tutto ciò richiede un altissimo livello di conoscenze tecniche e competenze pratiche, che spingono al continuo aggiornamento ed alla continua ricerca di approfondimento da parte di chi si occupa quotidianamente di tali tematiche.