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La protezione dei diritti di proprietà intellettuale nel metaverso: ipotesi o realtà?

Secondo gli esperti, il concetto di “metaverso” deve essere associato alla definizione ideata dallo scrittore statunitense Neal Stephenson, il quale nel celebre romanzo Snow Crash del 1992 fece riferimento ad “uno spazio tridimensionale all'interno del quale persone fisiche possono muoversi, condividere e interagire attraverso personalizzati”.  Tale concetto rappresenta, oggigiorno, la nuova frontiera dei colossi digitali come Facebook – che, proprio con l’intento dichiarato di affermarsi come leader nella costruzione del metaverso, ha recentemente mutato il proprio nome in “Meta” – e Microsoft tanto per lo sviluppo tecnologico quanto per le opportunità di profitto derivanti dalla realtà virtuale.

All’interno di questo spazio tridimensionale, il digital designer ed artista statunitense Mason Rothschild ha introdotto una collezione unica composta da un centinaio di borse, meglio note come “Meta Birkin”, sotto forma di NFT, acronimo di non-fungible Tokens, un certificato digitale unico, registrato in una Blockchain, che viene utilizzato per registrare la proprietà di un bene – fisico o digitale – come un'opera d'arte o un oggetto da collezione. La collezione di Meta Birkin era stata, inoltre, presentata al Miami Art Basel 2021 e venduta in collaborazione con Basic.Space alla cifra di circa 45.000 dollari l’una.

hermes logo png

Le accuse di contraffazione e di violazione dei diritti di proprietà intellettuale sui marchi statunitensi relativi al segno “Birkin” di titolarità di Hermès International non hanno tardato a raggiugere la realtà tridimensionale, determinando la rimozione della meta-collezione dalla piattaforma online per NFT OpenSea. Secondo quanto emerge da una lettera indirizzata alla casa di moda francese e postata dallo stesso Rothschild sui social media, quest’ultimo riconosce che i MetaBirkins NFT siano protetti dai diritti di marchio di Hermès ma, al contempo, sostiene che il Primo Emendamento della Costituzione americana gli conferisca ogni diritto e libertà nella creazione di arte sulla base delle proprie interpretazioni del mondo;

nello scritto, inoltre, è espressa un’accusa priva di mezzi termini circa l’utilizzo da parte di Hermès di tessuti animali per la fabbricazione dei propri prodotti.

Sebbene la maison Hermès non abbia – per il momento – intentato alcuna azione legale nei confronti delle Meta Birkin, il disappunto emerso in seguito alla vicenda è emerso dalle dichiarazioni rilasciate da un portavoce al Financial Times, secondo cui “I NFT violano la proprietà intellettuale e i marchi di Hermès e sono un esempio di prodotto contraffatto nel metaverso. Tuttavia, finchè non esisteranno regole metaverse-related, l’unica cosa da fare è scegliere da che parte stare – espressione creativa o contraffazione ad arte, e aspettare che venga introdotta una regolamentazione anche per la moda surreale.”

 

hermes birkin NFT coloured

Le borse digitali create da Mason Rothschild non costituiscono dei modelli originali, nonostante i prezzi di vendita siano saliti gradualmente fino al valore di 50.000 euro, avvicinandosi notevolmente ai prezzi delle “vere” Birkin.

Nell’ipotesi in cui Hermès possa stabilire con successo che i suoi diritti di proprietà intellettuale sui marchi “Birkin” si estendono al metaverso, per poterne contestare la violazione, essa dovrebbe dimostrare che i consumatori potrebbero essere confusi circa la fonte delle MetaBirkins e/o la loro affiliazione, connessione o associazione con le NFT; inoltre, la maison avrebbe, altresì, la possibilità di esperire un reclamo per diluizione per il solo fatto di essere detentore di un marchio "notorio”. Tuttavia, in assenza di una normativa atta a regolare lo sviluppo delle nuove tecnologie come il metaverso, la questione fra le due parti resta ancora aperta e da definire, nell’auspicio che il legislatore intervenga fornendo adeguati strumenti a tutela dei diritti di proprietà intellettuale.