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Luci e ombre delle co-produzioni: perché Versace non è stato alla Festa del Cinema?

L’industria cinematografica rappresenta un campo in continua trasformazione ed evoluzione. Tuttavia, un trend in particolare pare costituire una costante del settore negli ultimi anni: il ricorso, in un sempre più consistente novero di progetti, ai meccanismi della coproduzione. Tale sistema è divenuto uno strumento privilegiato per dare vita a progetti richiedenti budget elevati, che, in questo modo, possono essere ripartiti tra una molteplicità di società di dimensioni anche medio-piccole, le quali, altrimenti, non sarebbero in grado di affrontarli in solitaria. Tuttavia, con il moltiplicarsi dei soggetti coinvolti, si osserva anche il parallelo incremento dei rischi connessi non soltanto alle differenti visioni dei soggetti implicati nella coproduzione, ma anche alla tutela dei diritti di proprietà intellettuale.

 

Ha suscitato grande scalpore, non soltanto fra gli addetti ai lavori, la notizia che il film “Gianni Versace. L’imperatore dei sogni” non è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma, in programma dal 18 al 29 ottobre 2023. Il regista Calopresti ha affidato alla stampa le proprie rimostranze in merito all’invito, poi ritirato, della Direzione Artistica ed anche l’Associazione Nazionale Autori Cinematografici (ANAC) ha espresso il proprio sconcerto per la scelta, affermando come “Per Mimmo Calopresti si tratta di una decisione arbitraria che lede in primis il suo diritto di autore e la sua libertà di espressione”. Le ragioni ufficiali della scelta risiederebbero nell’inidoneità ad una proiezione ufficiale, secondo quanto emerso anche da un confronto con la produzione del film. Tuttavia, proprio in tale fatto risiede il cuore della vicenda.

 

La pellicola risulta, infatti, oggetto di un accordo di co-produzione al 50% fra Quality Film e Minerva Pictures, società che dovrebbe svolgere anche il ruolo di distributore del film. L’elemento chiave per comprendere le circostanze sopra riportate sarebbe il fatto che il presidente di quest’ultima società è Santo Versace, fratello di Gianni e Donatella, la posizione del quale, pur in assenza di commenti sulla vicenda, sembrerebbe essere sempre più lontana dal destino del docu-film che mira a narrare l’infanzia e l’adolescenza del celebre stilista sino all’arrivo a Milano ed all’incontro con il mondo della moda.

 

In particolare, secondo Minerva Pictures il film non risultava ancora giunto al proprio “cut” (termine utilizzato nel gergo cinematografico) finale e, di conseguenza, necessitava di un ulteriore periodo di revisione prima di essere adatto alla visione da parte del pubblico. Se, da un lato, si vocifera di uno sforzo congiunto da parte dei due co-produttori per arrivare ad una versione definitiva atta ad essere proiettata in una vetrina che potrebbe essere trovata anche nel Torino Film Festival in programma alla fine del mese di novembre, dall’altro sembra che Quality Film stia valutando altresì opzioni in solitaria. Quality Film, infatti, ha dichiarato alla stampa che, al momento, la questione è oggetto delle conversazioni dei legali delle parti. Legali che potranno discutere una molteplicità di temi, sia dal punto di vista del diritto dei contratti sia in relazione a temi di proprietà intellettuale.

 

In primis, occorre verificare se e in che modo le obbligazioni derivanti dagli accordi stipulati fra Quality Film e Minerva Pictures siano da considerarsi oggetto di inadempimento o di impossibilità sopravvenuta della prestazione, nonché se e in che misura l’eventuale impossibilità sia da ritenersi imputabile alle parti. Inoltre, sembra che Minerva Pictures abbia espresso l’intenzione di ritirarsi dalla produzione del film, rimanendo, dunque, coinvolta nel progetto soltanto in qualità di distributore: in tale scenario, occorrerà certamente modificare le clausole contrattuali o, come forse più probabile, risolvere il contratto attualmente in essere e sottoscriverne uno nuovo con caratteristiche differenti. Ciò per quanto concerne il lato più strettamente relativo al business. Ma quali sono, invece, le conseguenze per i creativi coinvolti?

 

Alle opere cinematografiche è dedicata la Sezione III del Capo IV della legge italiana sul diritto d’autore (legge n. 633/1941) secondo la quale, in conformità con l’articolo 44, “si considerano coautori l’autore del soggetto, l’autore della sceneggiatura, l’autore della musica e il direttore artistico” mentre “a chi ha organizzato la produzione stessa” attengono i diritti di utilizzazione economica secondo il dettato dell’articolo 45. Occorre, inoltre, ricordare che, secondo l’articolo 20 della medesima legge, “l'autore conserva il diritto […] di opporsi a qualsiasi deformazione, mutilazione od altra modificazione, ed a ogni atto a danno dell'opera stessa, che possano essere di pregiudizio al suo onore o alla sua reputazione” e potrebbe forse essere questa la direzione da intraprendere, in caso di contenzioso, da parte dei creativi coinvolti nel film, nel caso in cui le modifiche e i tagli richiesti dalla (metà della) produzione non risultino essere accettabili.

 

Peraltro, la norma, tramite l’articolo 47, attribuisce al produttore la “facoltà di apportare alle opere utilizzate nell’opera cinematografica le modifiche necessarie per il loro adattamento”, mentre nessuna menzione di tale facoltà pare essere rivolta al prodotto finale complessivo. Tuttavia, il secondo comma del medesimo articolo prevede che “L'accertamento delle necessità o meno delle modifiche apportate o da apportarsi all'opera cinematografica, quando manchi l'accordo tra il produttore e uno o più degli autori menzionati nell'art. 44 della presente legge, è fatto da un collegio di tecnici nominato dal Presidente del Consiglio dei ministri secondo le norme fissate dal regolamento”, con una previsione che – da un lato – visualizza le circostanze verificatesi nel caso di specie, ma – dall’altro lato – non sembra, invece, indicare i limiti alla facoltà del produttore in merito alla richiesta di modifica.

 

Peraltro, occorre ricordare come temi di tale natura, che – in sostanza – bloccano la proiezione delle pellicole nel contesto dei Festival dedicati al cinema, non incide soltanto sui diritti degli autori, ma anche sui contratti che legano gli attori ai film. Di conseguenza, rimostranze potrebbero eventualmente essere proposte altresì da questi ultimi, sulla scia di un periodo storico all’interno del quale essi sono – correttamente – sempre più propensi a “far sentire la propria voce”. Il dietro le quinte del mondo del cinema può, dunque, essere interessante come – e forse anche più – di quanto si veda sugli schermi.

MARKA / Alamy Stock Photo