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QUANDO LA TUTELA DEL COPYRIGHT SBARCA IN PRIMA SERATA: CARDIOTRAP E IL PLAGIO IN “MARE FUORI”

Otto milioni di visualizzazioni, con tre milioni e cinquecentomila ore di visione per i primi sei episodi, aumentati a dodici milioni di visualizzazioni con quasi sei milioni di ore di visione per gli altri sei, con un totale di centocinque milioni di visualizzazioni per oltre quarantacinque milioni di ore di fruizione online: sono i numeri da capogiro che “Mare Fuori”, serie prodotta da Rai Fiction e Picomedia, ha registrato nel solo mese di febbraio a seguito del rilascio su Rai Play della terza stagione. La fiction, partita nel 2020 in sordina su Rai 2, ha nel tempo appassionato soprattutto i giovanissimi alle vicende dei minorenni all’interno dell’Istituto di Pena Minorile di Nisida. Tenendo in considerazione che oltre il 40% del pubblico è costituito da utenti di età inferiore a venticinque anni, è particolarmente interessante la scelta di coinvolgere alcuni dei protagonisti in un filone narrativo relativo al tema dei diritti di proprietà intellettuale.

 

Gianni Cardillo, interpretato da Domenico Cuomo, ha dimostrato sin dalle prime scene di cui è stato protagonista la propria passione per il mondo della musica, tanto da scegliere il nome d’arte di Cardiotrap, sulla scia di un nuovo gruppo di cantanti neomelodici che strizzano l’occhio al mondo del pop, fra cui viene esplicitamente richiamato il fenomeno Liberato, sull’identità del quale alcune speculazioni conducono ad ipotizzare si tratti proprio di un detenuto di Nisida. In particolare, negli ultimi episodi rilasciati, Cardiotrap scrive il testo di una canzone per la quale la melodia viene composta da un altro detenuto, Filippo Ferrari detto “O’Chiattillo”, interpretato da Nicolas Maupas. Proprio in merito al sodalizio tra i due si rileva un primo tema relativo ai diritti d’autore sull’opera, quando Ferrari afferma di non avere necessità di un nome d’arte, poiché la melodia del brano è un regalo per l’amico prima di essere trasferito all’Istituto di Pena Minorile di Milano. L’opera musicale è oggetto della tutela prevista dalla legge sul diritto d’autore italiana, ossia la legge n. 633 del 1941, in conformità all’articolo 2 della medesima e, dunque, scegliendo di non essere indicato come autore della composizione, Ferrari si sta spogliando dei diritti di utilizzazione economica dell’opera, ossia dei diritti previsti dalla Sezione I del Capo III, mentre, in conformità all’articolo 20, “conserva il diritto di rivendicare la paternità dell’opera” poiché i diritti morali d’autore sono inalienabili secondo quanto specificato dall’articolo successivo.

 

È possibile, infatti, ipotizzare un’azione legale atta a far valere i diritti d’autore non soltanto di Ferrari, ma anche di Cardillo, sull’opera, dal momento che la stessa sembra poter essere – in sostanza – oggetto di plagio da parte della discografica Valentina, interpretata da Selene Caramazza, la quale ne modifica alcuni aspetti consegnando l’opera ad un’altra detenuta, la trapper Giulia, in arte Crazy J, interpretata da Clara Soccini. Una fra le scene che più ha raccolto l’interesse del pubblico sui social media è proprio quella di un disperato Cardiotrap che, aggrappato alle sbarre della propria cella, si dimena e urla di aver subito il furto del pezzo. Infatti, è proprio un “avvocato bravo, ma bravo assai” che Lino, uno degli operatori del penitenziario, interpretato da Giuseppe Di Matteo, consiglia a Valentina di assumere, in replica alle argomentazioni della stessa di aver “lavorato sulla sequenza melodica, inserito un bridge che prima non c’era e totalmente riarrangiato” la canzone concludendo che il pezzo di Cardillo e Ferrari “non si riconosce nemmeno” e che considerarlo uguale a quello trasmesso alla radio significa “non capire niente di musica” e di “non sapere niente del mondo musicale”.

 

Non è chiaro se e come la storyline sarà approfondita nella prossima stagione, ma certamente un’azione legale proposta sulla base dell’opera potrebbe costituire una prospettiva interessante, dal momento che il tema del plagio ha segnato la storia dell’industria musicale con decisioni che hanno coinvolto binomi di artisti, a volte, sorprendenti. Affinché la fattispecie del plagio risulti integrata, tuttavia, non esiste una regola generale, almeno nell’ordinamento italiano, con le corti che basano la propria decisione, solitamente, sul parere del consulente tecnico d’ufficio. Infatti, non sono necessari né un minimo di note o battute uguali, ma, al contrario, occorre focalizzarsi sull’insieme di diversi fattori: la melodia, ossia la successione di note di varia altezza e durata dotata di senso compiuto; l’armonia, ossia la successione degli accordi; il ritmo, ossia la scansione delle note nel tempo.

L’accenno alla melodia da parte del personaggio di Valentina non sembra essere accidentale, dal momento che uno dei punti cardine della giurisprudenza italiana in merito al plagio musicale sembra focalizzarsi proprio su tale elemento. La Pretura di Roma, già nel lontano 1994, ha indicato come “qualificabile come plagio musicale la riproduzione della melodia di una canzone in una composizione successiva, tale da ingenerare nell’ascoltatore medio le stesse reazioni emotive suscitate dal brano plagiato”. Il medesimo orientamento sembra ritrovarsi nella sentenza della Corte d’Appello di Milano che, nel 1999, ha chiuso il celebre contenzioso instauratosi fra Albano Carrisi e Michael Jackson sottolineando come “nel campo della musica leggera, è la melodia l’elemento individuante dell’opera, sia perché assorbe in sé, più che in altri campi della musica, il nucleo creativo, sia perché costituisce il principale dato di individuazione e di riconoscibilità di una canzone, ciò che con immediatezza viene percepito dai normali ascoltatori.”

 

La canzone è un’opera complessa e proprio tale insieme di elementi definitori rende i giudizi per plagio dall’esito particolarmente incerto, proprio sulla base della consapevolezza che non esista un orientamento preciso e incontestato sui requisiti da riscontrare per l’esistenza della fattispecie, ma, invece, in relazione al fatto che ciascun caso abbia una storia a sé e debba essere autonomamente analizzato. Secondo alcune pronunce, è sufficiente l’ascolto comparativo fra i due brani, mentre altri consessi giudicanti hanno evidenziato come l’indagine debba essere maggiormente approfondita e includere altresì il rapporto fra l’autore e la genesi creativa dell’opera.

Un altro tema di interesse riguarda il quesito se sia azionabile, o meno, la tutela di un’opera inedita rispetto ad un’opera già resa pubblica, come nel caso di specie. L’ordinamento italiano predilige la teoria oggettiva secondo la quale, al fine della contestazione di plagio, sia sufficiente dimostrare la priorità temporale relativa alla creazione dell’opera. Tale esito è raggiungibile attraverso l’applicazione del requisito della novità alla tutela prestata dal diritto d’autore: secondo tale linea di pensiero, nonostante il secondo autore possa esserne inconsapevole – situazione che non sussiste nella vicenda considerata – il fatto di creare l’opera successivamente ad un’altra con la quale condivide la maggioranza delle caratteristiche esclude la tutela della posteriore tramite il diritto d’autore, dato che la creazione stessa è impossibile, tenuto conto del fatto che l’opera anteriore era già venuta ad esistenza.

Al di là delle disquisizioni dottrinali dedicate agli addetti ai lavori, è interessante notare come il tema abbia effettivamente e, forse, inaspettatamente, catturato l’attenzione del pubblico. Infatti, la canzone al centro della vicenda nella serie è stata rilasciata sulle piattaforme il 24 febbraio con il titolo di “Origami all’alba” da Matteo Paolillo, interprete di Edoardo Conte detto “O’ Chicco” e attivo nel mondo musicale con lo pseudonimo di Icaro, nonché autore di “O’ mar for”, sigla della serie che ha recentemente ottenuto il primo disco di platino. Nella stessa data, anche Clara Soccini ha rilasciato una canzone con lo stesso titolo, nella versione che nella serie è cantata dal proprio personaggio. Gli utenti che hanno criticato l’artista accusandola di aver riservato a Paolillo lo stesso trattamento di Cardiotrap, tuttavia, non erano ben informati. Infatti, Paolillo e Soccini, insieme al produttore Lolloflow, hanno collaborato alla realizzazione di Origami all’alba (Crazy J version) a partire dal brano “Perdere per vincere” scritto dallo stesso Paolillo per il personaggio di Cardiotrap. Inoltre, Paolillo e Lolloflow risultano dai credits di entrambi i brani, che hanno appena ottenuto il disco d’oro.

 

La sensibilità della serie nei confronti del tema dei diritti d’autore può forse essere individuata nella carriera del regista Ivan Silvestrini, altresì autore musicale iscritto alla SIAE o essere stata considerata foriera di particolare interesse dagli sceneggiatori Cristiana Farina e Maurizio Careddu. In ogni caso, la risonanza mediatica della vicenda, nonché le domande sui motivi che hanno spinto gli autori a rilasciare due versioni dello stesso brano anziché trasformarlo in un duetto, dimostrano che anche i giovanissimi sono attenti ai temi relativi al mondo della proprietà intellettuale, in particolare con riferimento al mondo musicale. Forse, sarebbe necessario che tali temi fossero affrontati in una molteplicità di contesti differenti, al fine di offrire gli strumenti necessari a comprendere sino in fondo argomenti complessi. Nel frattempo si resta, a questo punto, in attesa della versione di “Origami all’alba” di Cardiotrap.