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Ultimi sviluppi ed impatto della contraffazione sul mercato europeo post Covid 19
Il biennio 2020-2021 è stato caratterizzato da un evento che molti non si sarebbero aspettati di dover fronteggiare nel loro percorso, una pandemia che ha colpito duramente l’economia globale e tutti gli ambiti della vita lavorativa e relazionale. Il Covid 19, tuttavia, non ha danneggiato tutti nella stessa misura ed ha persino avvantaggiato alcuni: purtroppo, tra coloro che sono riusciti a sfruttare tale situazione di instabilità a proprio vantaggio troviamo quei soggetti che operano nella rete criminale internazionale del commercio di prodotti contraffatti.
A riprova di ciò, l’Ufficio Europeo per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) e l’Organizzazione per la Cooperazione Economica e lo Sviluppo (OECD) hanno rilevato nel 2020 un calo di 10 milioni di sequestri rispetto al 2019, tra quelli effettuati dalle autorità di frontiera e nel mercato interno. Inoltre, secondo un recente report dell’EUIPO stilato in collaborazione con Europol, si stima che il valore dei prodotti contraffatti e i contenuti pirata all’interno dell’Unione Europea ammonti a 119 miliardi di euro, equivalente al 5.8% delle importazioni, e che tra il 2013 e il 2017 si sia registrata una perdita annuale di 83 miliardi di euro nei volumi di vendite.
I titolari di privative industriali più colpiti dal commercio di prodotti contraffatti hanno tutti sede in paesi con mercati fortemente improntati all’innovazione: nello specifico, quasi il 39% dei sequestri doganali effettuati tra il 2017 e il 2019 ha interessato titolari di diritti statunitensi mentre a seguire, i più colpiti sono i titolari Europei con al primo posto quelli francesi (18%), tedeschi (16%) e italiani in terza posizione (9.8%).
In termini operativi e strategici, il commercio di prodotti contraffatti e la pirateria hanno subito radicali cambiamenti negli ultimi anni ed è fondamentale comprendere le nuove soluzioni adottate dalle organizzazioni criminali per intervenire adeguatamente. In primis, alle spedizioni di grandi carichi di prodotti contraffatti si sono affiancate, sempre più numerose e frequenti, spedizioni di piccoli quantitativi, giustificate dall’espansione del commercio online come vedremo di seguito. Questa inversione di strategia comporta due conseguenze: è più difficile per le autorità identificare e bloccare tutte le spedizioni, nonché più costoso e più difficoltoso per i titolari di diritti intervenire.
Si è constatato che la produzione della merce contraffatta avviene principalmente all’esterno dell’Unione Europea, mentre in Europa sono situati i distributori dei prodotti o gli stabilimenti in cui i prodotti finali vengono assemblati con i semilavorati e i componenti ricevuti dall’estero. Un settore particolarmente interessato da questa prassi è quello farmaceutico, in cui i farmaci non-autorizzati vengono prodotti in stabilimenti stranieri o completati in laboratori europei, per poi essere offerti al pubblico su piattaforme dedicate o pagine social. 
L’attività di fornitura e distribuzione di prodotti contraffatti delle organizzazioni criminali viene ormai svolta con modalità professionali e sofisticate, specialmente nel settore di beni alimentari e bevande. I contraffattori, inoltre, sfruttano le piattaforme di vendita delle imprese legittime non solo per immettere sul mercato prodotti contraffatti, ma anche per riciclare i proventi.
Come accennato in precedenza, la pandemia ha fortemente incentivato l’utilizzo dello shopping online (e-commerce e social commerce) da parte dei consumatori: i contraffattori hanno colto rapidamente questa tendenza, come dimostra la proliferazione di pagine web, piattaforme di e-commerce e account social dedicati alla vendita di prodotti contraffatti. Sempre più di frequente, prodotti falsi vengono offerti al pubblico nel corso di flash live streams, difficilmente rintracciabili, e con l’utilizzo di pubblicità sponsorizzate targettizzate su pagine social e mobile apps. Proprio in risposta a tale cambiamento, alcuni operatori hanno investito nello sviluppo di software accessibili ai titolari di diritti (basati su tecnologia machine learning) in grado di scandagliare automaticamente la rete e specifiche piattaforme di e-commerce alla ricerca di annunci riguardanti prodotti coperti da marchi registrati, sulla base di parole chiave e riconoscimento di immagini.
Per quanto riguarda i settori più colpiti, restano nel mirino i settori dell’abbigliamento (ancora fortemente legato a punti vendita fisici), l’elettronica, la farmaceutica e i giocattoli, mentre cresce il mercato dei prodotti pesticidi contraffatti, caratterizzato da un’alta remuneratività e da sanzioni scarsamente efficaci. Un mercato che ha tratto grande benefico dalla paralisi industriale causata dal Covid 19 è quello dei prodotti elettronici falsi: la carenza di componenti per la produzione quali chip semiconduttori ha portato all’ingresso sul mercato anche di simili componenti elettronici contraffatti.
Infine, occorre evidenziare come la contraffazione e la pirateria siano illeciti che non colpiscono solamente l’imprenditoria (sottraendo profitti ai legittimi titolari dei diritti, sfruttando parassitariamente i frutti dell’attività di ricerca e sviluppo, compromettendo la reputazione presso il pubblico di imprese e prodotti originali), ma rischiano di mettere a repentaglio anche la salute dei consumatori (come nel caso di prodotti cosmetici, farmaceutici e alimentari contraffatti), nonché causare danni ambientali, non rispettando gli standard qualitativi e di sicurezza imposti dalle normative Europee (come nel caso sopracitato dei pesticidi).